Logbook 323 – Nec vixit male

Francesco fa un mestiere che gli invidio molto. Manovra pupazzi cartacei doc (forse i più doc) topeschi, come faceva una volta al Gianicolo il burattinaio, sotto l’occhio marmoreo ma attento di anziani signori che sono lì da due secoli esclusivamente per la loro gioventù scapestrata in camicia rossa e jeans. Francesco dunque su Twitter condivide il fatto che è andato a trovare Quinto Orazio Flacco a casa sua e una volta tanto una notizia personale diventa patrimonio dell’umanità, se non altro perchè porta o riporta un nome che oggi dovrebbe essere citato con la frequenza di una volta ogni tre minuti. I tempi che viviamo sono questi e Orazio non troverebbe in ogni caso spazio nelle pesciarolate televisive, affollate di mezze figure ignorate o dimenticabili, avide del gettone di presenza e del riconoscimento mattutino della portiera, sempre che non abbiano il citofono.

Orazio anzi Quinto Orazio Flacco. Cortigiano certo ma con la dignità di rivendicarlo (così come rivendica le sue umili origini con orgoglio) e di mostrarsi avverso quando lo pensa al suo mecenate con la M maiuscola, senza farsi problemi. Vivere con poco ma saper apprezzare le comodità; diffidare delle luci della ribalta perchè una vita in ombra non è necessariamente una brutta vita anzi; gli imitatori sono un gregge di schiavi; carpe diem che si sa tutti noi anche se non sempre si sa fare, eccetera. E magari anche saper ridere del foro e delle sue macchiette – ibam forte Via Sacra, portaborse o senatori che siano – così simili a quelli che oggi affollano corridoi ministeriali e segreterie di partito.

L’occhio di Orazio peraltro servirebbe oggi, quando le balle della propaganda spacciata per informazione sono ormai fittissime e nascondono le poche verità che, a cercare bene, si trovano sui media. Facile pensare che la penna di Orazio si divertirebbe parecchio a raccontare quei singolari personaggi che passano anni – e a volte decenni – a accreditarsi presso la politica, prestandosi a compiti anche ignobili e millantando amicizie potenti a astanti invidiosi o disinteressati, a seconda della loro natura. 

Orazio si divertirebbe poi a raccontare come i suddetti, portaborse una volta raggiunto il loro obiettivo, improvvisamente e immediatamente, si comportino come fossero arrivati lì per meriti professionali, in un Paese come questo poi in cui i cv sono carta straccia. Comunque, Orazio sa bene – come dicevamo più sopra – che nec vixit male qui natus moriensque fefellit, anche se oggi la cosa potrebbe risultare ai più totalmente curiosa e incomprensibile.

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