Logbook 258 – Facce salate

Nel corso della notte, Matteo mi avvisa che sta navigando con Corinna verso le Marchesi, poco a S dell’Equatore. Il catamarano che comanda ormai il Pacifico lo conosce bene visto che ormai sono diversi anni che vivono da quelle parti. Con il cellulare mi manda una foto, scrivendomi “Guarda che foto mi è uscita dal telefonino” e poi mi dà notizie della rotta. Io guardo la foto e ritrovo anche Pasquale e Maurizio, oltre noi due. Con Maurizio il rapporto è continuo – essendo una delle persone cui sono più legato, anche se con una scelta drastica per mare non va più da ormai parecchi anni – ma Pasquale non lo vedo da una vita e lui è uno di quelli che mancano, soprattutto con mare e barche in zona.

Cerco di mettere a fuoco la foto di cui non ricordo nulla. Siamo a Traiano e questo è evidente dalle strutture di sfondo. Ne parlo con Maurizio e la foto si rimette lentamente a fuoco. Matteo doveva partire a breve per il suo giro del mondo in solitario proprio da lì e Pasquale – in Italia fra i pochissimi a sapere cosa questo realmente vuole dire – era passato a trovarlo. Fu una bella giornata di mare, barche e marinai – tanto per restare in tema – e quella foto testimonia solo in parte il piacere di essere insieme in quel momento.

L’avventura di quel giro del mondo si rivelò per Matteo oggettivamente molto avventurosa. Lui la racconta nel suo libro intitolato “Tre Capi non bastano”, nato nel convento perugino di Monteripido, peraltro quanto di più lontano ci sia dal mare. Riuscì infatti a passare tutti e tre i Capi – quello di Buona Speranza (come lo chiamavano i marinai che si sono sempre rifiutati per antica scaramanzia di chiamarlo con il suo nome originario) poi il Lleewin, infine il mitico Horn – ma  dopo Horn, mentre ormai si avvicinava all’Equatore e a casa, la barca perse la chiglia capovolgendosi ma senza affondare. Matteo venne salvato da una nave turca. Avventura nell’avventura, Matteo, che è cocciuto non poco, riuscì a recuperare, un paio di mesi dopo, la barca che, sempre capovolta, si era diretta per suo conto con una certa tranquillità verso le coste brasiliane, presumibilmente a scopo di svago.

Pasquale poi è leggenda ancora più antica. Abruzzese, avvocato per quasi vent’anni di Banca d’Italia, a sessant’anni molla tutto e va per mare, divenendo uno dei due soli italiani a portare a termine la regata più famosa e più tosta del mondo, la Vendée Globe. Ha alle sue spalle record e successi, oltre a una conoscenza del mare e delle barche realmente unica. In “Oceani ad ogni costo”, Pasquale racconta alcune di queste esperienze e, a leggerlo, il libro scorre via in un attimo e alla fine della lettura ne esci salato di mare. Pasquale è la vera saggezza e la solida umiltà della gente di mare. Rigoroso e preciso – in questo in perfetta sintonia con Maurizio che anche lui non scherza per niente sui dettagli – Pasquale è marinaio dentro, nell’animo, e conoscerlo è realmente una fortuna. Che poi a guardare quella foto e a pensarci bene, personalmente mi sono sempre sentito fortunato ad averli incontrati tutti e tre, gli altri tre.

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