Sarà marginale ma una delle cose che manda più in bestia il sottoscritto è quando il termine “medievale” viene usato dai giornali in senso negativo. So di non essere solo in questa battaglia anche perché un WhatsApp in merito di Paolo – sempre in positivo conflitto fra il suo essere storico e il suo fare il giornalista – mi dà ulteriore conforto.
Il Medioevo, come qualsiasi periodo storico, ha avuto le sue luci e le sue ombre ma non sono sicurissimo – anzi – che le sue ombre pesino più delle sue luci. È un periodo che personalmente amo molto e che ho imparato ancora di più ad amare ascoltando grandi voci di studiosi e convivendo con le pergamene altomedievali che hanno accompagnato quotidianamente gli anni della Sapienza.
Insomma e in sintesi, se la si piantasse di definire “medievali” abitudini che semmai sono insite da sempre nella storia umana, sarebbe un successo contro i luoghi comuni che avvelenano il giornalismo ogni giorno. Non é il caso di evocare esempi del pensiero medievale, dell’arte medievale, della letteratura medievale o i personaggi che affollarono quei secoli tutt’altro che bui e per chi non ne avesse coscienza, tanto peggio per lui.
