Vento poco ma il mare è una tavola, “forza olio” lo definiscono in questi casi sulle navi grigie. La mattina è bella e allora prepari la barca e esci. Anche se il vento è quello che è, non c’è fretta una volta tanto e le vele portano anche se c’é poca aria. In fondo la vela è lezione di attesa cioè saper aspettare con serena pazienza e accontentarsi del poco vento.
Una lezione preziosa a ben vedere, soprattutto in tempi in cui è difficile accettare la realtà per quella che è. Non ci sono mai balle da raccontarsi per mare e se il vento è poco e se la barca fa quasi tre nodi con sei nodi di vento, ti sembra un successo incredibile anche se l’abitudine è di sei sette nodi. Il mare è notoriamente maestro di umiltà anche in questo mentre il vento gira per i fatti suoi, abbastanza indifferente alle necessità che può avere chi va per mare.
Il vento – quel poco che c’è – viene da NNO ma presto va a girare a N e poi a NE. Verso la costa naviga qualche altra barca e soprattutto qualche barchino di pescatori mentre il grattacielo di Rimini e più a nord quelli di Cesenatico e di Cervia si intravedono nella foschia. Sapersi accontentare del vento che c’è, saper accettare i tempi della vita e della natura oggi – per di più con il cellulare che perde il segnale oltre le cinque miglia – fa pensare che andare a vela sia anche una sorta di terapia per sopravvivere a questi nostri tempi.
