Una rassegna stampa non è mai notoriamente facile ma rappresenta in un certo senso anche una sfiziosa sfida per chi la fa e per chi la ascolta, oltre al fatto che sembra sia anche molto utile agli addetti ai lavori, il che non guasta. Un direttore di giornale fra i migliori sosteneva con i suoi giornalisti, trent’anni fa, che era doveroso e responsabile ascoltarla perchè le riunioni di redazione della mattina duravano meno e erano molto più operative. Erano altri tempi, certo, e fa piacere che Stampa e Regime, grazie a Massimo Bordin e a tutte le altre voci, sia diventata una classica come la Milano – Sanremo per il ciclismo. Di rassegne stampa radiofoniche a quei tempi ce ne erano molto poche e la maggior parte di quelle poche si limitava alle prime pagine. I giornali erano per di più molto più ricchi e anche il numero di testate era maggiore. Oggi però, almeno per il sottoscritto, la maledizione della stampa italiana sembra essere la sua prevedibilità. Le rassegne stampa, per non finire a essere delle bacheche o delle messe cantate, richiedono dunque attenzione, fantasia, esperienza per risultare in qualche modo digeribili. Se poi pensiamo a una diretta radiofonica che nasce all’alba e che dura un’ora e mezza, per voce sola e senza interruzioni, il quadro si chiarisce ulteriormente.
La patologia di cui sopra si potrebbe definirla una sorta di tedium mediorum, e purtroppo credo di esserne affetto in forma grave. Prima o poi qualche ricercatore dovrà definirla per il bene dell’umanità ma non è necessario che si impegni per trovare un vaccino. QUello c’è già e si chiama informazione buona, corretta. Oggi invece tutto prevedibile, tutto scontato, tutto dentro ruoli precisi che sentono e fanno sentire magliette delle squadre di appartenenza, affette da amichettismi che giustificano e nemichettismi che condannano lo stesso medesimo comportamento. Il tutto condito con le trombonate propagandistiche che tendenzialmente accomunano l’intera “politica” italiana, di “destra” o di “sinistra” che sia e l’eccesso di virgolette credo ci stia tutto.
Tedium mediorum dunque. Si trova sempre – grazie al cielo – qualche bella penna che comunque allarga il cuore leggere, qualche giornale sicuramente di opinione ma non di fazione (per esempio il Foglio) o quelli dichiaratamente di proprietà evidenti e significative come Sole24 (tediosissimo peraltro e per altre ragioni) o l’Avvenire. A proposito e per inciso, anche l’Osservatore Romano, organo ufficiale di una antica moderna monocrazia, offre diversi spunti importanti, soprattutto e non a caso quando parla di realtà difficili nei vari continenti. Peccato che la sua distribuzione non lo consenta perché ogni volta che è arrivato nella mazzetta dell’alba romana, un qualche spunto personalmente lo ho sempre trovato. Così dunque, a proposito di giornali (e di tv, certo, dove ormai gli ascolti, nonostante non se ne parli, sono non a caso in caduta libera), grazie anche alla propaganda che rapidamente prende il posto della cattiva informazione, a parte qualche eccezione, tutto il resto è noia. E così si finisce giustamente di Califfo.
