Al Liceo di San Marino per l’ora di Etica e francamente arrivi che non sai cosa dire. Il tema stabilito dovrebbe essere la guerra e il suo rapporto con l’etica ma quando arrivi scopri che quel che vogliono i ragazzi nella piccola aula, seguiti da Lucia, la loro insegnante di Greco che segue anche questa materia, sono testimonianze, storie, episodi. Allora cominci a raccontare – o quanto meno ci provi – l’odore della guerra, del sangue, della rabbia, della paura cercando di far capire loro che l’olfatto a volte è più importante della vista perché incide in modo permanente sulla memoria. Un odore di tanti anni fa, ritrovato per caso, ti spalanca il passato come la porta di una cattedrale. Proust, le madeleine eccetera. Lo studiano o forse no ma lo scopriranno per conto loro o con un po’ di aiuto della vita.
Fanno domande e questo è importante perché vuole dire che cercano e che hanno il coraggio di chiedere. Cercano, come tutti a quella età, modelli di riferimento per capire chi sono ed è difficile per te spiegargli che siamo tutti uguali e tutti diversi al tempo stesso. E anche se tu riuscissi a spiegarlo, sai perfettamente che devono impararlo da loro come tutto sulla propria pelle finché le rughe non diventano le proprie medaglie personali, testimonianze di avere realmente vissuto. Ti piacerebbe, certo, evitare almeno a loro la fatica e i segni che la tua generazione si porta dentro e addosso ma sai anche bene che, se torni indietro alla loro età, non è servito a nulla che qualcuno avesse cercato di spiegarti a suo tempo le regole del gioco. Le dovevi scoprire da solo, pagando un prezzo altissimo a volte.
Così passano cinquanta minuti che volano fra il Libano, l’Afghanistan, la ex Yugoslavia, il Golfo, l’Africa e visto che c’è anche uno studente che arriva da Smirne, si finisce anche per evocare Nazim Hikmet (ho riportato la sua poesia Arrivederci fratello mare in Logbook 14). Non lo conoscono ma d’altronde per spiegare loro chi è Vittorio Gassman dobbiamo definirlo il padre di Alessandro e questo basta. Gassman padre – anche lui ricordato su questo blog – viene fuori insieme al genio di Gigi Magni mentre parliamo della civiltà romana. Torna bene perché appunto in fatto di guerra i Romani erano a casa loro da sempre. Così forse anche solo per avere indicato un nome – magari quello di Hikmet o di Gassman o di Magni – resta la sensazione che forse, forse, qualche piccola cosa potrebbe restare.
